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"Un boomerang segna la sua traiettoria in cielo e, a seconda di come viene lanciato, torna indietro oppure no." Ai protagonisti di Selon Charlie (2006), film corale dell'attrice e regista Nicole Garcia, quello che non torna è il bilancio della propria vita: tutti devono affrontare i propri fallimenti, anche quelli che per anni si speravano rimossi. Fallimenti personali, sentimentali, famigliari, emotivi, sociali, sportivi e professionali: tanti i temi abbozzati, come oggi va di moda fare, troppi per analizzare in profondità personaggi in situazioni di passione, non-amore, carriera, politica, malavita, consolazione, spiritualità e religione, omosessualità... Solo alla fine tutto torna: c'è un bambino che ha il coraggio di svelare la verità rendendo evidente quello che gli adulti facevano finta di non vedere, e, nell'ultima sequenza, riesce a far ritornare il boomer Gang.
Criticato come pretenzioso e troppo esplicitamente metaforico (la scoperta dell'uomo preistorico Dirk, che pone domande sulla solitudine dell'uomo, la parabola del boomerang che infine torna indietro, etc.), in definitiva noioso, a me questo film invece è davvero piaciuto molto. Se ci dimentichiamo di nuovo delle solite superficiali traduzioni della distribuzione italiana, col terribile titolo utilizzato (leggi anche di The Eternal Sunshine of The Spotless Mind), e con l'ancor più disarmante pay-off "il film che tutte le donne dovrebbero vedere", in realtà le piccole storie di questi piccoli personaggi di provincia non sono tristi, anzi ci vorrebbero indicare come semplici, ma intense, sono le vere gioie della vita. Il presonaggio più stupefacente? Severine, la bella giovane amante del sindaco, che ha la sfrontatezza di dire sempre le cose come stanno e di soggiogare con dolcezza e femminilità il suo superficiale uomo. In conclusione, magari ci fosse in Italia un'industria del cinema della qualità di quella francese, che, anche quando sforna film che non saranno capolavori assoluti, riesce a colpire al cuore con intensità e sensibilità. Il cinema di casa nostra, invece, si deve accontentare di sovraesporre gli adolescenziali Muccino, Brizzi e Scamarcio, o, alla meglio, il solito ripetitivo buon Ozpetek. Ci vorrebbe più poesia anche nel nostro cinema, più Crialese per tutti, insomma.
Duane Michals è stato uno dei fotografi più innovativi ed influenti quando la fotografia, negli anni 60, era ancora dominata dagli stili documetaristico e ritrattistico dei vari Ansel Adams, Robert Frank, Irvin Penn, o, al limite, di Richard Avedon. Michals, invece, esplorava il medium fotografia con senso di libertà e sperimentazione, introducendo sequenze narrative di immagini per parlare di tematiche quali il desiderio, il tempo, la giovinezza o la morte. Ma non si considerava, nè si considera tuttora, un vero artista, non si autodefinisce un radicale. Il suo nuovo libro " Foto Follies: How Photography Lost Its Virginity on the Way to the Bank" è una graffiante satira del mondo della fotografia trainato dai soldi, sia si tratti di arte concettuale, che di fotografia commerciale. Al confronto con un libro fotografico tradizionale, si tratta di un antologico e godevole "libretto". Su photo-eye trovo scritto: Di questo sguardo satirico sulla fotografia contemporanea, Duane Michals ha detto: "Più sei serio, più sciocco devi essere. Io ho una grande capacità per le sciocchezze. Ciò è essenziale." Sia che stia parodiando WolfGang Tillmans o Andres Serrano, Sherrie Levine ("Una fotografia di Duane Michals di una fotografia di Sherrie Levine di una fotografia di Walker Evans") o Cindy Sherman ("Chi è Sydney Sherman?"), Michals usa la sua feroce arguzia e il suo buon occhio per creare immagini che risultano contemporaneamente umoristiche e profonde. Michals prende di mira i pregiudizi spesso percepiti come deliberatamente apposti per oscurare l'arte contemporanea, e nel fare ciò dimostra bravura sia nel campo visuale che con la parola scritta, riuscendo sempre ad produrre il piacere ancestrale di una buona risata.
SELF PORTRAIT - PHOTO DUANE MICHALS
"SYNCHRONICITY" ALBUM COVER (THE POLICE, 1983) - PHOTO DUANE MICHALS
Poi ho incrociato questo post su una presentazione di questo "mostro sacro" alla libreria Strand di New York - su The View from the Edge of the Universe - e non ho resistito dal riportare alcune citazioni di Michals che, a 75 anni, dice pane al pane e vino al vino :
"I've always relied on the kindness of ideas"
"Everything you think makes sense doesn't. Get out of the fuckin' box."
"My gift to you is that I'm not you"
"As long as you believe in consensus reality, you will never experience true reality"
"What a cheap joint, I have to do my own slides" .... and .... "Jesus, what do I have to do to get fucked around here"
"You are the alpha, the omega. You are the event"
"You affect what you see through the participation of your observations"
"Have you ever thought about the not-nowness of now?"
"I love to photograph what cannot be seen"
"Reality is not a set of observable facts walking down the street."
"Photography is not about looking, its about feeling"
"Can you imagine defining your life so narrowly that Nirvana is sex with 72 virgins"
"Someone just paid $3 million for a Gursky. $2.5 million I can see, but 3?"
"You should always be a beginner"
"I love ideas I've never thought of before"
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03/07/2007 - Le Gang do LA in un classico fotoducumentarismo - Robert Yager
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Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato'.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza.
L' inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita.
Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito.
E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro.
Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.
Albert Einstein
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Listening A little bit of all genres... from middle age music to deep techno house, passing through Pink Floyd and Rolling Stones ;-)
Reading Marquez, Kafka, Calvino, Gacia Lorca, Neruda, Suskind, Allende, Mc Ewan, Wilde, Capote, Poe, Salinger, Benni, ...
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