Dal 16 marzo è on air il nuovo spot Chanel per la promozione di un rossetto.
La regista Bettina Rheims ha voluto omaggiare lo stupendo film di Jean-Luc Godard “Il disprezzo” (1963), che aveva come protagonista Brigitte Bardot, oggi re-interpretata dalla modella svizzera Julie Ordon.
La scena “ricalcata” è quella d’apertura del film dove BB chiede, piccolina piccolina, al suo uomo (Michel Piccoli) se ama la sua bocca, le sue gambe...
E a seguire ecco proprio la scena di apertura originale da Le Mépris di Godard (audio in tedesco), dove la splendida fotografia di Raoul Coutard è molto più intima e toccante rispetto alla ruffiana sparata di "fanaloni" utilizzata per lo spot in stile molto Fashion realizzato per Chanel:
Il direttore artistico di Chanel, Jacques Helleu, ha scelto proprio la Rheims perchè una delle più apprezzate fotografe di ritratto femminile, nonchè regista: sarà anche, come richiesto, riuscita a cogliere la femminilità e la sensualità senza alcuna volgarità, però lo ha fatto semplicemente citando senza pathos quella splendida scena del "disprezzo" di Jean-Luc Godard. Anche la musica è la stessa del film, composta da Georges Delerue.
Peccato, di Bettina Rheims avevo parlato soltanto bene sin'ora...
AGGIORNAMENTO: Chanel aveva già realizzato uno spot, questa volta filmograficamente stupefacente, citando un famoso film anche nella scorsa stagione. Allora era toccato a Nicole Kidman interpretare se stessa nella versione brandizzata da 30 secondi del Moulin Rouge! di Baz Luhrmann del 2001.
Pare proprio che il 2007 sia l'anno delle luci frontali, piatte e fredde, e, almeno nelle intenzioni, sexy. Dopo Steven Klein per Dolce e Gabbana, è la campagna donna di Sisley realizzata dall'eclettico Terry Richardson a farmi rabbrividire appena salgo in macchina per uscire dal comune della cintura metropolitana dove risiedo. Tutta la città, tutte le città invero, sono tapezzate dalla ennesima foto di Richardson che passerebbe inosservata, ma questa volta è un ragno tempestato di brillanti sul volto della modella a catturare l'attenzione.
Quasi in risposta a questa piatta omologazione, meglio allora fare come Andrea Spotorno esagerandola e rendendo artificiose le solite fredde ambientazioni, a pag.274 dell'ultimo numero di D (La Repubblica delle Donne).
In particolare del cartellone di Richardson non mi piace il taglio, forse imposto dal formato 2x6. Meglio va quando raggiungo il centro, dove i piccoli formati costringono al taglio verticale: si perde la pseudo sensualità ricercata nel taglio precedente, per guadagnarne in forza espressiva.
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