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We are all photographers now!La rapida evoluzione della fotografia amatoriale nell'era digitale, la istantanea diffusa disponibilità di semplici apparecchi da ripresa, la facilitazione nel processo di pubblicazione e, non ultima, la gratificazione istantanea resa possibile dalle Nuove accelerazioni digitali e telematiche, sta sicuramente cambiando il nostro modo di vedere e di registrare immagini. Da queste considerazioni, ecco il provocatorio progetto artistico del Musée de l'Elysée di Losanna (Svizzera), istituzione interamente dedicata al media fotografico.
Si intitola Tous photographes! / We are all photographers now! e prevede la partecipazione telematica di chiunque voglia vedere l'immagine che ha realizzato selezionata da un computer, stampata su supporti forniti dagli sponsor tecnologici, ed esposta in un museo di arte contemporanea.
E' fotografia questa? E' arte? Furbamente i curatori dell'iniziativa presentano la loro proposta come l'apertura e non la conclusione di un dibattito. Per chi vuole saperne di più consiglio la discussione sul portale lightstalkers, e il blog dell'iniziativa, che prosegue fino al 5 maggio, e che contiene anche registrazione di pubblici dibattiti, il tutto in inglese abbastanza basic. Non ho trovato riproduzione dei risultati on-line, e non credo di passare per Losanna apposta per questa iniziativa: se qualcuno ne sapesse di più, segnali pure.

 
di davide del 04/02/2007 in Fotografia / Arte,  4123 link

Esattamente 8 anni fa scrivevo una pagina del mio personale diario proprio su ArteFiera, e la "pubblicavo" su un proto-blog realizzato tramite una mailing-list di amici, artisti e creativi che ruotavano attorno ad un sito open e ai "suoi" progetti...

Pavimentazione vuota a tratti di gente ad ArteFiera 2007
DAVIDE GAZZOTTI - Pavimentazione affollata a tratti ad ArteFiera 2007

...e, non inaspettatamente, molte delle considerazioni fatte allora si possono traslare in quello che è successo in questi anni all'arte, alle fiera, ad ArteFiera, ed al sottoscritto ; - )
Differenze da allora? Beh, innanzitutto la scomparsa definitiva delle gallerie innovative che noleggiavano gli spazi espositivi nel sovrariscaldato piano superiore perchè più economici, poi la drastica riduzione di arte moderna (fino alla pop inclusa), per dare spazio a più realizzazioni contemporanee. Non che con questo la qualità delle emozioni provabili barcollando per un tale mercatino ne guadagni, anzi... non è che forse sto invecchiando io?

Uno dei momenti più elevati e creativi l'ho vissuto durante la illuminata performance estemporanea di Lilia e Paolo, che ha attirato l'attenzione di svariati visitatori ed ha segnato un notevole aumento di presenze allo stand utilizzato come scenario:

Paolo Dondini - Una di queste opere ritrate ad ArteFiera 2007 è un falso. Quale?
Paolo e Lilia - Una di queste opere ritratte ad ArteFiera 2007 è un falso. Quale?

Infine, per memoria storica, riporto lo scritto a cui mi riferivo in principio, recuperato in qualche dimenticato meandro del mio archivio elettronico.
See you later, d.

----- Original Message -----
From: Gazzotti Davide
Sent: Monday, February 01, 1999 3:08 PM
Subject: [aciderror] Diario a caldo di un profano nella tana dei mercanti dell'arte

ArteFiera99: potrei enumerare i nuovi spazi espositivi, oppure decantare statistiche di visitatori e numero d'opere esposte in costante crescita, ma questo compito è svolto egregiamente dagli organi d'informazione ufficiale.
Invece quello che voglio raccontare è l'improbo tormento di voler provare il brivido di una sensazione nella tana dei mercanti dell'arte.
Unica notevole novità è lo spazio per le installazioni artistiche di grandi dimensioni, in cui, fra i vari Argan e i neoclassici dozzinali, fa bella mostra di sè lo stand promozionale di una premiata fonderia bolognese.
La sempre presente mostra fotografica è quest'anno sponsorizzata da una nota casa di lingerie: la galleria sensoriale, che ospita immagini di Parisotto Vay, mi ha regalato il primo sospirato brivido. Sarà stato merito dell'impressionante impianto luci o della mistica musica di sottofondo, ma le già ben note curve, dinamiche e al tempo stesso statuarie, immortalate da Parisotto evocano la componente più classica e onirica dell'universo femminile restituendo ugualmente sipido dinamismo e modernità che sempre urgono nella vita dell'uomo contemporaneo. Ma se non siete riusciti a visitarla entro il lunedì sera di chiusura dei battenti, potete comunque ammirare molto di questo materiale fra i "-50%" della prossima fiera del libro.
Il padiglione dei galleristi più classici, soffocandomi con un clima antitetico a quello stagionale, fuga qualsiasi altro tentativo di involontario irrigidimento cutaneo. Un affollamento senza precedenti, nella mia breve carriera di profano di arte ad una fiera, in cui risalta più la pasta di cui è fatta la gente presente che la poeticità e talvolta modernità delle molte opere spesso mal assortite ad ammassate negli spazi espositivi. Rari, in questa zona, gli studenti e i veri amanti dell'arte; diffusi, invece, i collezionisti fighetti ed i mercanti in genere. Potrei ricordare che questo non è più l'anno boom di Galliani, ma quello di Valentini (con cui i due terzi dei galleristi millantano esclusiva collaborazione). Oppure potrei notare l'imponente apparato propagandistico dedicato al presunto ritrovamento di alcune vecchie matrici di cinque litografie di un anziano artista lusitano. Oppure, ancora, potrei elencare la quantità di "classici" invenduti (De Chirico, Sassu, Mirò...) che molti galleristi non hanno avuto neppure l'accortezza di montare in posizione diversa da quella che occupavano nell'edizione dell'anno passato.
A questo punto le vampate di aria viziata e le bombe sensoriali a cui i miei occhi curiosi sottopongono le già stanche meningi mi costringono ad un disordinato barcollare da uno stand all'altro alla ricerca disperata di quel tanto sospirato brivido che, in fondo, è il sale della vita.
Salgo le lunghe scale mobili nella speranza che il padiglione dei moderni, degli innovatori, mi riservi qualche sorpresa. Non resto deluso, malgrado l'apparente eccessiva ricerca di impatto visivo a tutti i costi, spesso a scapito della poesia, che pervade le produzioni artistiche più recenti.
L'unica frustrazione qui mi è riservata dallo stand che espone foto e statuette di pessimo gusto, ma con sfondo sessuale, che, grazie a ciò, riceve un immeritato climax di visitatori, evidentemente molti più profani
di me. Ammiro i purtroppo scadenti Wharol di un gallerista fiammingo, fuggo nauseato dai diffusi scempi altrui del Donzelli, rivedo volentieri le belle fotografie istoriate di un autore arabo il cui nome, ovviamente, mi sfugge, rimango incantato di fronte ai poetici volti e alle mani rappresentate da una giovane artista padana, e trattengo un conato davanti all'esteticamente irrilevante quadro che documenta il parto di un ermafrodita...
Prima di uscire mi tolgo una curiosità: domando il prezzo di un dolcissimo angelo di Omar Galliani, in realtà già marchiato con il bollino di "venduto", in modo da evitare la potenziale insistenza del venditore. Più di 8 delle mie mensilità nette! Meno male, tanto la vera arte è bello fruirla e non possederla. Quando la compri a così caro prezzo la stai violentando, la stai rinchiudendo in una prigione, dietro sbarre che ne tarpano le ali: non può più volare in alto nel cielo, non può più regalare a nessun altro che a te il brivido che egoisticamente stavi cercando.
Di ritorno verso l'automobile mi chiedo cosa voleva comunicare quell'artista che ha incollato una serie mainboard di vecchi PC ad una tavola e poi ci ha colato un po' di plastica nera sopra... Lascio perdere, giro la chiave e pago il parcheggio quasi soddisfatto della mia domenica pomeriggio, ma con un unico groppo in gola: peccato che i mercanti dell'arte mi abbiano costretto all'esborso di 20mila di ingresso e 6milae5 di parcheggio, prezzo invero in linea con altre esposizioni commerciali. Per una fiera così mercantile, per farmi visitare il mercato delle pulci dei grandi artisti, potevano però essere più generosi, soprattutto immergendomi nei panni dello studente universitario interessato all'arte e alle Nuove tendenze, ma, evidentemente, questa fiera non è a lui dedicata.
Davide
mailto:davide@davidegazzotti.com
acid your life: http://www.acidlife.com/
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[Visitata 1 settimana fa alla Fiera di Bologna con Lilia e Paolino]

 
Money from PicturesPochi anni fa non esistevano o quasi agenzie fotografiche Royality Free. Ora dicono siano la maggior parte del mercato della fotografia "stock", ovvero da archivi dove trovare generiche immagini per editoriali, piccole borchure, siti web, etc., anche se, onor del vero, cifre certe è difficile elaborarne.

Tutto è nato anche perchè il prezzo delle immagini d'archivio, già reperibili on-line sui siti di tradizionali agenzie ad alta qualità, era davvero troppo elevato, quindi riservato ad impegnativi progetti di immagine coordinata e fuori dalla portata di micro imprese, progetti più piccoli (sono la maggioranza) o studenti di (web) publishing. I siti di Microstock photography sono la risposta a questi bisgoni: si affidano principalmente a fotoamatori che inviano e catalogano le loro immagini sul sito, ed offrono fotografie ad alta risoluzione addirittura a partire da 1 dollaro, normalmente dai 2 ai 10 dollari, e in più sono Royality Free, ovvero senza ulteriori Royalties da pagare a prescindere dal numero o dalla tipologia di utilizzi, commerciali e non, da parte dell'acquirente. Sono la risposta massificata alla richiesta generalizzata di enormi quantità di immagini sempre "Nuove" con cui bombardare le masse.

L'avere come fonte di contenuti hobbysti desiderosi di sprecare tempo per incassi nel 99,9% dei casi marginali, e la meccanicità dei criteri di accetazione delle immagini, fa si che l'enorme mole di materiale catalogato su di un sito Microstock necessiti di una più accurata selezione da parte del committente per trovare l'immagine comunicativamente giusta e con qualità (non solo tecnica) giusta per il progetto in corso. L'enorme quantità di hobbysti, con a disposizione una fotocamera digitale ed una copia di Photoshop, desiderosi di esposizione, riconoscimento morale e condividisione dei risultati, ha fatto sì che le Microstock agencies strutturassero il proprio sito più come un social network che come il sito di un'agenzia fotografica on-line. Questa è stata la mossa vincente dei pochi nomi che ormai sono accapparrati il mercato.

La struttura di prezzo rivoluzionaria, inoltre, è riuscita a stravolgere questa nicchia di mercato nel giro di un paio d'anni: queste Microstock agencies stanno causando seria preoccupazione alle agenzie di stock photography tradizionali, e stanno già influenzando le loro strategie di mercato, dice questo articolo sul New York Times.

Dal punto di vista del diritto, Royality Free nulla c'entra con il Copyright o il Copyleft, o la sempre più diffusa licenza Creative Commons: il diritto di ripoduzione originario resta di proprietà teorica all'autore, e solo in alcuni casi può essere trasferito in esclusiva alla agenzia on-line, ma viene concesso in modo illimitato a chiunque acquisti a queste ridicole cifre le immagini.

Per provare personalmente questi servizi, anch'io mesi fa misi in vendita, sotto pesudonimo, qualche dozzina di scatti realizzati per caso, o qualche scarto da progetti di cui possiedo tutti i diritti, oppure ancora immagini che non avevano qualità sufficiente per essere accettate nei siti delle agenzie "macrostock". Da parte mia confermo i risultati economici insoddisfacenti, d'altra parte ad 1 o 2$ per immagine, per di più disperse in banche dati con uno o più milioni di foto tutte ugualmente mediocri, è difficile emergere e fare i grandi numeri necessari a giustificare il tempo impiegato per l'upload e la catalogazione delle immagini sul portale di stock photo. Chi ci è riuscito sono in pochi, i pochi pionieri un paio di anni fai di questo nuovo mercato fotografico, che avevano il tempo di inviare e catalogare centinaia immagini un pelo sopra la media in banche date da poche decine o centinaia di miliaia di foto, e che ora, per via dei meccanismi di misurazione di popolarità tipici delle social network si trovano un'esposizione molto maggiore del tipico nuovo arrivato.

La novità che ho scoperto oggi verificando il log delle vendite dell'ultima settimana è che anche i grandi nomi del marketing e dell'immagine coordinata hanno qaulcuno al loro interno che, magari per piccoli progetti o per comunicazione interna, evita i costosi siti ad alta qualità d'immagine di Alamy, Corbis e Getty, e si occupa di scaricare praticamente gratis dai vari Shutterstock o Fotolia, al solo maggior costo del maggior tempo necessario al tipicamente sottopagato addetto incaricato della selezione per trovare le immagini giuste e di ottima qualità. Nomi dal log delle mie vendite di questa settimana? Ecco: JWT, R&R Partners,......!!!!

Bene, questa è la conferma della morte ufficiale della Stock Photography come business.

Più in generale, dopo l'affermazione dell'Open Source nella produzione del software e del Peer2Peer nella distribuzione audiovisiva, è la morte nel mondo digitale del modello di business basato sul prodotto (o sul detenere esclusiva un brevetto o un'opera creativa). Stiamo irreversibilmente diventando una società di servizi, alcuni condivisi, altri a pagamento, e il modello di business produttivo tradizionale rimarrà unicamente per i prodotti tangibili, di cui è reso necessario (o di cui è reso necesario) il possesso. La conoscenza, unico vero asset nel nuovo mondo digitale, essendo anch'essa condivisa, non da diritto a nessuna remunerazione. Speriam solo che restino in piedi abbastanza business tradizionali per permettera a noi servitori nella società dei servizi di pagar tutte le bollette a fine mese ; - )

 
PHOTO DAVIDE GAZZOTTI PHOTO DAVIDE GAZZOTTI Undo.net ha recentemente pubblicata la lucida spiegazione del perchè "Il Marketing ama i Colori", articolo in cui Giovanni Scibilia illustra in modo chiaro, da professore e filosofo del linguaggio quale è, l'evoluzione di una comunicazione commerciale che sfrutta impietosamente la natura psicografica del colore per ammaliare i futuri acquirenti.
Estraggo la testa e la coda del brillante articolo:
Il marketing ama i colori. In primo luogo per la loro intrinseca natura cosmetica, nota sin dagli antichi Egizi, che ne fa degli strumenti chiave nel fondamentale make-up delle merci. Il colore è il belletto di prodotti e marchi, come e più del packaging o dello stesso logo, non avendo altre funzioni primarie apparenti oltre l’ornare, rendendoli così più piacevoli e accattivanti. Un ombretto, un rossetto, un fondotinta. Se è possibile pensare a un supermercato senza marche (discount), non riusciamo a immaginare un ‘super’ di prodotti incolore, sbiancati.
PHOTO DAVIDE GAZZOTTI
PHOTO DAVIDE GAZZOTTI
...le Nuove frontiere del marketing dei colori, sempre più allusivo e intangibile rispetto ai prodotti, sempre più incuneato nei meandri psichici del soggetto-consumatore, fino a pornograficamente sfiorare – senza alcun pudore, senza nessuna mediazione – il suo fondo pulsionale più nascosto, la sua natura perversa e polimorfa.
PHOTO DAVIDE GAZZOTTI
PHOTO DAVIDE GAZZOTTI
 
di davide del 19/03/2007 in Notizie e Stili di vita,  1928 link
A muder next door - Photo Davide GazzottiCinque anni fa un commando delle Nuove BR, coordinato da Nadia Desdemona Lioce, commetteva un omicidio politico a sangue freddo. Un omicidio alla porta accanto. Marco Biagi, autore della bozza del testo di una contestatissima legge sul lavoro atipico che gli sarebbe stata intitolata nel 2003, malgrado la posizione politica e l'attaggiamento quantomeno discutibili, era solo un professore universitario che bazzigava le stanze del potere centrale, era un padre di famiglia, era un uomo.
Bologna, 19 Marzo 2002, ore 20:34

L'auto dei carabinieri mi si infilò nello specchietto retrovisore come un lampo nella notte. La mia vita scorre a pochi passi da lì ed ero quasi arrivato, dopo una lunga giornata di lavoro, perso in inutili pensieri. Accostai come tutti nelle strette strade del centro di Bologna, e la vidi sparire urlando proprio nella mia stessa direzione. Pochi istanti dopo avrei purtroppo capito il perchè.

Solo oggi, a dieci giorni di distanza, ho avuto la forza di girare l'angolo, e di raggiungere il suo portone di casa. Era la casa di un innocente che non conoscevo personalmente: si sa, nel caos delle nostre vite è difficile incrociarsi anche se si vive accanto o si insegna alla stessa università.

Un unico filo insanguinato unisce le lacrime delle nostre città invisibili, da New York a Gerusalemme. Un filo di odio che dobbiamo impegnarci a spezzare promuovendo cultura e tolleranza.

Quello era anche il mio angolo preferito di Bologna, il baricentro geografico ed emotivo di tutte le cose più belle della mia piccola vita. Per non piangere mi sono nascosto dietro un'inquadratura dell'ennesimo sogno violentato.

(da A Murder Next Door di Davide Gazzotti, 2002)
Da "A Murder Next Door" - PHOTO DAVIDE GAZZOTTI

Da "A Murder Next Door" - PHOTO DAVIDE GAZZOTTI

Da "A Murder Next Door" - PHOTO DAVIDE GAZZOTTI
 
PHOTO SPENCER TUNICK"Non è pornografico, non è volgare. E' creare Nuove forme con i nostri corpi" Spencer Tunick

Ottenuto il Bachelor of Arts nel 1988, il newyorkese Spencer Tunick cominciò a fotografare nudi nelle vie di New York nel 1992, ed è molto conosciuto proprio per le sue fotografie che ritraggono folti gruppi di persone nude in contesti urbani o paesaggistici insoliti, non solo negli Stati Uniti, ma anche in tutto il mondo.
Le sue non sono semplici fotografie in posa, ma complesse installazioni con le quale Tunick, loro regista, vuole celebrare la bellezza artistica della pura nudità, al di là della taglia o del colore della pelle, quando ci si è spogliati di abiti e di pudore, e magari ci si è sdraiati sull’asfalto della nostra città.

"Generalmente lavoro alle prime ore dell'alba perché le persone sono più distese, meno violente, e poi non amo la luce piena del giorno, preferisco colori come il blu inchiostro o il grigio. Per le mie foto non capita mai che selezioni le persone in base a criteri di bellezza fisica, ritraggo solo chi me lo chiede espressamente"
E così l’artista invade gli spazi metropolitani e naturali componendo strade, architetture e paesaggi di nudo umano. Nelle sue foto centinaia di corpi nudi, si costituiscono come parte del paesaggio. I nudi di Spencer Tunick non hanno niente a che fare con le rivendicazioni di ideali comunitari d'amore libero su modello Woodstockiano: la sua finalità è quella di restituire al corpo umano, nella sua imperfezione, la sua inalienabile dignità.

Le immagini scattate da Spencer Tunick raccontano di centinaia di centinaia di corpi che denudati perdono le loro differenze. Simmetrico, patinato, perfetto, è questo il corpo che la gran parte dei media c'impongono. Su questo stereotipo culturale riflette il lavoro di Tunick, immagini dove i corpi perdono, le loro caratteristiche corporali per acquisire quelle di forme astratte in un paesaggio metropolitano. Ma c’è anche qualcosa di più. Le sue foto descrivono paesaggi epici, antichissimi o forse di un futuro in cui sarà accaduto qualcosa di bellissimo o di terribile, ma comunque irreparabile. Da cui non si torna indietro.

Nel suo sito Tunick raccoglie le immagini archiviandole come "temporary site-related installations" e non si dilunga sulla "filosofia" che guida le sue composizioni: in poche righe riassume il suo punto di vista mentre, al contrario, racconta più dettagliatamente la battaglia legale affrontata per far valere il proprio diritto di esprimersi in base al primo emendamento della costituzione americana. Dopo anni di attività ha proseliti in tutto il mondo, ma ancora nessuno è riuscito a oscurare la sua fama e il formidabile attivismo. In cambio, il suoi modellli non chiedono assolutamente nulla: sono "volontari" chiamati attraverso la rete o con un passaparola in grado di solcare gli oceani pronti a posare in quel determinato luogo e a quell'ora, naturalmente senza nemmeno un braccialetto. Diventare "tunickomani" è facilissimo: è sufficiente indicare i propri dati nel form "sign to pose" ("firma per posare") e indicare la tonalità di colore della propria pelle. Quindi inviare. Spencer non richiede la "bella presenza", ma l'adesione al suo progetto che oggi si chiama "Naked World".

(NicoleDiver su thepillowbook)


PHOTO SPENCER TUNICK

PHOTO SPENCER TUNICK

PHOTO SPENCER TUNICK

Vai alla fotogallery. Clicca qui! Esilarante, ironica, audace o impudente e triviale?
Una nuova frontiera dell’arte figurativa o un’offesa al pubblico decoro?
Oppure semplicemente un'altra storia di ordinaria follia?
Non solo ai posteri l’ardua sentenza, se consideriamo che Spencer Tunick alla fine è uscito vincitore da tutte le battaglie legali e che le sue fotografie si sono guadagnate un posto in prima fila nei musei d’arte contemporanea. Nudi e crudi, come mamma ci ha fatto. Di tutte le taglie, di ogni colore. E' così che ci vuole Spencer Tunick, spogliati di abiti e di pudore magari sdraiati sull’asfalto delle nostre città. Ma il fine è nobile e sublime: la celebrazione della "bellezza artistica della pura nudità”.
Vai alla fotogallery. Clicca qui! Una proposta troppo indecente? Dipende.
Certamente sì per Rudolph Giuliani, ex sindaco di New York, che fece arrestare Tunick nel 1999 per aver fatto distendere 50 corpi nudi a Times Square. Assolutamente no per il governo del Canada che lo ha invitato come ospite d’onore, o in Russia dove lo stesso direttore di un grande museo ha posato senza veli, o in Australia e Spagna con le adesioni trionfali di 4500 e 7000 volontari con i glutei gioiosamente al vento.
Vai alla fotogallery. Clicca qui! E' dal 1994 che Tunick realizza scene di nudo di massa e ritratti.
E’ stato in tutti e sette i continenti, reclutando migliaia di volontari in oltre 50 città del mondo, da Montreal a San Pietroburgo, da Santiago del Cile a Parigi, da Barcellona a Basilea, da Buenos Aires a Londra, da New York a Roma.
Definisce le sue opere artistiche “installazioni di nudo su larga scala”, una forma surreale di collage umano dove i tasselli sono i corpi spogliati e utilizzati come elementi di Nuove forme.
E così l’artista invade gli spazi metropolitani e naturali componendo strade, architetture e paesaggi di nudo umano. A Roma in Piazza Navona, a New York in Times Square e Central Park, in Nevada nel deserto.
E ogni volta puntualmente fornisce materiale di disquisizione non solo a studiosi d’arte ma anche a psicologi sociali e ad ospiti di talk show. Vi è per caso venuta la voglia di partecipare al prossimo happening di nudo su larga scala? Potrebbe essere il vostro momento di gloria. Il modulo d’iscrizione è on line.

(ilaria besana su alice.it)


Spencer Tunick Performance in Times Square



Spencer Tunick in Lyon (F) - audio in French


Proprio in questo week-end Spencer Tunick sta realizzando un'altra delle sue installazioni a Città del Messico. Sarà un altro record di presenze?

UPDATE 6 maggio 2007: Leggo su Repubblica.it che nella piazza principale di Città del Messico l'ultima installazione di Spencer Tunick ha superato il record precedente stabilito a Barcellona. Ecco alcune foto  dell'evento che ha raccolto circa ventimila persone, così come sono state rimbalzate dalle agenzie di stampa:








 
Ornette ColemanOrnette Coleman, indiscutibilmente il maggior innovatore del free jazz nell'america degli anni 60, ha vinto il Premio Pulitzer per la Musica con la sue registrazione Sound Grammar, un documento del concerto registrato live in Germania nel 2005.
La musica di Coleman non era fra le 140 nomination musicali, ma i giurati del Pulitzer hanno esercitato il loro diritto di dare uno strappo alle regole tradizionali, acquistare il CD, e nominare il 77enne maestro del jazz per il premio. Questa è la prima volta che una registrazione e non una composizione vince il premio Pulitzer per la musica, e per di più musica puramente improvvisata.
Photograph © Lee Friedlander for The New York Times

This is a portrait of composer and muscian Ornette Colemen who just won the Pulitzer Prize for composition. Here is the mention from The New York Times (16 April 07): "Mr. Coleman, the 77-year-old jazz saxophonist and composer, won for 'Sound Grammar,' a live album by his most recent quartet, recorded in 2005. Elastic and bracing, with two acoustic basses and much collective improvisation, the music harks back to the 1960s records that made him famous. 'I’m tearing and I’m surprised and happy — and I’m glad I’m an American,' he said. 'And I’m glad to be a human being who’s a part of making American qualities more eternal.'" More from The Times and npr.

This new album is really terrific - a live recording from 2005. But Coleman has been making wild, frenetic, and soulful music since the late 1950s and is is truly wonderful to see him, a true innovator, recognized for his contributions. You can find a nice essay on Coleman (a bit dated but still worth reading) by the great jazz critic Francis Davis reprinted here.

UPDATE 27 Aprile 2007: anche se non credo in questi premi "ad honorem", la grammatica dei suoni di Ornette Coleman è un disco davvero bellissimo! Ecco un estratto dalla recensione di Emiliano Neri letta su allaboutjazz.it:

Sound Grammar è un disco per cui ci si può sprecare in complimenti, per cui ci si può rilassare e rallegrare. E questo perché la nuova registrazione riprende il filo tutt’altro che infeltrito della poetica ornettiana, là dove si era smesso di tesserlo; perché la nuova formazione, rodata da un numero ormai cospicuo di esibizioni live, funziona alla perfezione, in particolar modo nell’occasione di questo concerto in Germania dello scorso anno; perché alcune delle Nuove composizioni hanno un carattere talmente deciso da proporsi come nuovi classici e temi di studio; e, soprattutto, perché Ornette Coleman torna a far sentire la propria voce immutata per carisma e bellezza, e le proprie idee fedelmente trasfigurate se non in qualcosa di nuovo, in qualcosa che vale sicuramente la pena di definire ‘evento’.
 
Foto Follies: How Photography Lost Its Virginity on the Way to the Bank - PHOTO DUANE MICHALSDuane Michals è stato uno dei fotografi più innovativi ed influenti quando la fotografia, negli anni 60, era ancora dominata dagli stili documetaristico e ritrattistico dei vari Ansel Adams, Robert Frank, Irvin Penn, o, al limite, di Richard Avedon. Michals, invece, esplorava il medium fotografia con senso di libertà e sperimentazione, introducendo sequenze narrative di immagini per parlare di tematiche quali il desiderio, il tempo, la giovinezza o la morte. Ma non si considerava, nè si considera tuttora, un vero artista, non si autodefinisce un radicale.
Il suo nuovo libro "Foto Follies: How Photography Lost Its Virginity on the Way to the Bank" è una graffiante satira del mondo della fotografia trainato dai soldi, sia si tratti di arte concettuale, che di fotografia commerciale. Al confronto con un libro fotografico tradizionale, si tratta di un antologico e godevole "libretto". Su photo-eye trovo scritto:
Di questo sguardo satirico sulla fotografia contemporanea, Duane Michals ha detto: "Più sei serio, più sciocco devi essere. Io ho una grande capacità per le sciocchezze. Ciò è essenziale." Sia che stia parodiando Wolfgang Tillmans o Andres Serrano, Sherrie Levine ("Una fotografia di Duane Michals di una fotografia di Sherrie Levine di una fotografia di Walker Evans") o Cindy Sherman ("Chi è Sydney Sherman?"), Michals usa la sua feroce arguzia e il suo buon occhio per creare immagini che risultano contemporaneamente umoristiche e profonde. Michals prende di mira i pregiudizi spesso percepiti come deliberatamente apposti per oscurare l'arte contemporanea, e nel fare ciò dimostra bravura sia nel campo visuale che con la parola scritta, riuscendo sempre ad produrre il piacere ancestrale di una buona risata.

SELF PORTRAIT - PHOTO DUANE MICHALS



"SYNCHRONICITY" ALBUM COVER (THE POLICE, 1983) - PHOTO DUANE MICHALS

Poi ho incrociato questo post su una presentazione di questo "mostro sacro" alla libreria Strand di New York - su The View from the Edge of the Universe - e non ho resistito dal riportare alcune citazioni di Michals che, a 75 anni, dice pane al pane e vino al vino:

"I've always relied on the kindness of ideas"

"Everything you think makes sense doesn't. Get out of the fuckin' box."

"My gift to you is that I'm not you"

"As long as you believe in consensus reality, you will never experience true reality"

"What a cheap joint, I have to do my own slides" .... and .... "Jesus, what do I have to do to get fucked around here"

"You are the alpha, the omega. You are the event"

"You affect what you see through the participation of your observations"

"Have you ever thought about the not-nowness of now?"

"I love to photograph what cannot be seen"

"Reality is not a set of observable facts walking down the street."

"Photography is not about looking, its about feeling"

"Can you imagine defining your life so narrowly that Nirvana is sex with 72 virgins"

"Someone just paid $3 million for a Gursky. $2.5 million I can see, but 3?"

"You should always be a beginner"

"I love ideas I've never thought of before"

 

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Vivere è come scolpire, occorre togliere, tirare via il di più, per vedere dentro.

Mauro Corona
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