Amici che lavorano nell’editoria mi confermano che oltremanica, o oltreoceano, il malcostume tutto latino di ricompensare i giornali, o i giornalisti, per le recensioni dei propri prodotti/servizi è molto meno diffuso che da noi. Mi fido, anche se non ci credo.
E se l’arrivo dei nuovi media digitali sovvertisse questo ordine Naturale delle cose? Bene, nessun problema, sono già nate le agenzie pubblicitarie, come la statunitense blogsvertise.com, che raccolgono inserzionisti disposti a pagare la pubblicazione sui blog sparsi per il mondo, pubblicazione remunerata con moneta “sonante” tramite l’immancabile PayPal. E non è necessario parlar bene dei servizi recensiti, ma solo parlarne abbastanza... I blog sono facilmente profilabili per tipologia di target, e alcuni blogger possono raggiungere centinaia o migliaia di persone, molto più che certi articoli o certi banner sui siti ufficiali. Inoltre, con quello che costa andar pubblicati su una canale ufficiale, quante citazioni nei blog si possono comprare tramite agenzie come blogsvertise che si rivolgono a dilettanti che pur di essere pagati per avere un blog si accontenterebbero di pochi centesimi a inserzione? Ma il ritorno di immagine e sul mercato per l’inserzionista come lo possiamo valutare? Di certo è troppo presto che sapere se iniziative come quella di blogsvertise avrà successo per gli inserzionisti. L’unica cosa certa è che, se così fosse, sarebbe la fine l’era della libera circolazione di informazione affidabile da blogger a blogger, da utente a utente, da persona a persona. Speriamo di no…
Attorno al titolo "chimere" si raccoglie una comunità di giovani uomini e di giovani donne prigionieri del loro sguardo gelido, gli occhi diretti fuori camera, come al limite di una fuga. Forse si potrebbe definire uno "sguardo deviato".
Ecco che ci appar chiaro in un batter d'occhio come l'autrice stia demolendo la tradizione del ritratto fotografico, per farci dire, "se l'argomento non lo osserva, quale è allora l'argomento?" . L'attesa delusa, il cambiamento di registro, muove l'interesse Naturale verso la curiosità dell'inatteso. Ma si sa, la storia è superata, questa vecchia storia della ricerca del cuore attraverso la posa, e della specie di trascendenza di cui la fotografia sarebbe accreditata ancor oggi.
"5 minutes in my shoes - Piccole storie di rifugiati" è una mostra di Elena Marioni composta da 60 fotografie in bianco e nero, suddivise in sezioni che documentano l'arrivo dei richiedenti asilo in Italia e le loro prime attività. Il Comune di Bologna ospita l'esposizione, allestita nel cortine di Palazzo d'Accursio, nell'ambito del fuori programma del Festival Human Rights Nights organizzato dalla Cineteca di Bologna. La mostra è visitabile dal 14 aprile al 1° maggio, tutti i giorni dalle 8 alle 19. Le immagini di Elena Marioni sono un reportage realizzato in diretto stile fotogiornalistico. Il suo bianco e nero, però, risulta davvero efficace solo a tratti, mentre in alcune sezioni le immagini sono prive della forza necessaria a comunicare il lato emotivo dell'essere un rifugiato appena sbarcato in un paese straniero. Come spesso accade nei progetti con una forte necessità educational, l'editing della mostra ha privilegiato l'aspetto documentativo sopra quello espressivo o artistico della selezione.
Vale comunque la pena dare un'occhiata alla mostra, malgrado l'illuminazione decisamente imperfetta dovuta alla luce Naturale del cortile di Palazzo d'Accursio che mal si distribuisce fra le pannellature. In particolare sono da notare alcune immagini con i gesti della identificazione dopo lo sbarco, e alcuni particolari delle stanze dei rifugiati.
Se si fossero eliminate dalla selezione per la mostra circa 20/25 immagini si sarebbe forse perso parte del valore documentativo, ma si sarebbe guadagnato enormemente in impatto emotivo dell'esposizione, ed in espressività. Dal mio punto di vista è un piccolo peccato.
La fotografia di Edward Burtynsky è tutta rivolta a documentare la distruzione dell'ambiente Naturale per il nostro egoistico benessere immediato, o, come dice lui "La nostra dipendenza dalla natura per fornirci dei materiali di consumo e la contemporanea peoccupazione per la salute del pianeta ci collocano di fronta ad una scomoda contraddizione".
Bruce Haley produce fotogiornalismo già da un po' di tempo. Guardando il suo progetto Disfigured Landscapes, è interessante notare come la percezione degli stessi paesaggi in via di distruzione (fotografati in bianco e nero) sia piuttosto diversa da quella di Edward Burtynsky (che usa pellicola a colori):
Ashes and Snow, ceneri e neve, sono i poetici componenti del più maestoso progetto artistico che la fotografia contemporanea ricordi. Gregory Colbert, nato in Canada 47 anni fa, ma davvero cittadino del mondo, è autore di un progetto che indaga la sensibilità poetica degli animali nel loro habitat Naturale nell'interazione con gli esseri umani. Non più visti unicamente come appartenenti al genere umano, gli uomini di Colbert sono animali in armonia con la natura e col mondo animale. Ashes and Snow è un grandioso progetto in progress, realizzato nel corso di più di un decennio grazie anche al generoso contributo di una multinazione svizzera che utilizza il lavoro di Colbert come strumento di marketing alternativo. Nel museo itinerante, appositamente allestito per essere trasferibile in diversi angoli del mondo (Nomadic Museum), vengono esposte grandiose realizzazioni fotografiche stampate in enorme formato, tre filmati girati in 35mm, alcune installazioni ed infine un romanzo. Con intima pazienza e forte dedizione alla natura espressiva e artistica degli animali, Gregory Colbert è riuscito a carpire, ed a trasmettere, una straordinaria ed inesplorata interazione fra gli esseri viventi.
In una delle rarissime sue apparizioni pubbliche, Gregory Colbert ha presentato alla TED conference2006 un sensazione filmato tratto proprio da Ashes and Snow. Nella presentazione, Colbert annuncia anche la sua nuova utopica iniziativa Animal Copyright Foundation, che si prefigge di raccogliere royalties dalle compagnie che sfruttano le immagini della natura nelle loro campagne pubblicitarie... immagino però che sarà dura costringere il mondo del business a pagare, seppur poco, quando ciò non è previsto per legge. Questo filmato è assolutamente da non perdere.
(Registrato nel Febbraio 2006 a Monterey, California. Duration: 18:42)
Il mio unico rammarico, ivece, è proprio essermi perso, ormai alcuni anni or sono, la tappa veneziana di Ashes and Snow allestita in un Arsenale trasformato per l'occasione in un Nomadic Museum molto speciale.
Avviso Questo blog non rappresenta una testata di nessun tipo, tanto meno giornalistica, in quanto viene aggiornato in modo scostante e discontinuo, come il suo autore.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale (e non potrebbe neanche fosse periodico) ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001.
Watching Mostly French and Danish productions, all Stanley Kubrick's filmography, Wim Wenders, Woody Allen, Roman Polanski, Godard, Truffaut, Jim Jarmusch, Ken Loach, Kieslowsky...